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Adolescenza: cambiamento e trasformazioni

Psicoterapia adolescenza

Adolescere=Crescere (dal latino). Adolescere come passaggio. Dagli 8 ai 14 anni nelle femmine e dai 10 ai 16 nei maschi , questo lo sviluppo puberale.

Questa fase di passaggio, sconosciuta nell'antichità fino ad epoche recenti, testimonia come l'essere umano, al contrario delle altre specie animali dotate di un più ampio bagaglio genetico, ha bisogno di un lungo periodo di accudimento, neotenia, in cui apprendere la cultura di appartenenza, intesa in senso ampio.

In questo periodo che determina la fine della latenza succedono nell'adolescente profondi cambiamenti: la capacità orgasmica e l'esplosione della libido, la possibilità di procreare, la trasformazione del corpo che mette in discussione il sentimento d'identità dell'adolescente.

Dal punto di vista degli affetti, si assiste al lutto per gli oggetti d'amore perduti, cioè i propri genitori. Si perde sia un "oggetto primario" così come succede nella prima infanzia in cui si determina la fase di separazione dalla madre, sia un "oggetto edipico" investito di amore ed odio.

 

Dalle turbolenze all'identità

La lotta dell'adolescente è quindi quella di separarsi e conquistare l'autonomia. Questa in sintesi la turbolenza adolescenziale.
Di fronte alle proprie turbolenze l'adolescente si difende con l'intellettualizzazione( per tenere a bada le pulsioni) e similmente l'ascetismo, Il passaggio all'atto, la scissione( bruschi passaggi da un estremo all'altro) e l'idealizzazione, ma anche con la proiezione paranoide( per cui si percepisce un mondo ostile da cui difendersi)…

 L'identità è un nodo cruciale dell'adolescenza e, mentre per Erikson l'identità è una costruzione progressiva, per Kestemberg l'identità rappresenta una tendenza alla rottura: quindi l'dentità è un rigetto delle identificazioni precedenti  ( soprattutto un rigetto degli oggetti genitoriali)
L'identità viene costruita, dall'adolescente, anche nel gruppo di pari
dove , tra l'altro, può esternalizzare, nei vari membri del gruppo, le sue varie parti e dove la presenza di altri ragazzi permette l'attenuazione dell'onnipotenza, la scissione e la persecuzione.

 

Quale trattamento per l'adolescente?

Credo che innanzitutto il terapeuta debba avere familiarità con la propria adolescenza( e ciò non è scontato), deve avere con questa una relazione viva. Il ragazzo, al di là della questione lettino o meno, si aspetta un ascolto libero da qualsiasi tipo di richiesta e giudizio, occorre quindi molta elasticità e adattabilità nel sopportare le assenze, i mutismi, le reazioni inattese e fluttuanti, ritengo, quindi che la psicoanalisi classica sia poco adatta per un adolescente, preferibile una psicoterapia vis a vis.
E' difficile confrontarsi con l'alternarsi rapido di sentimenti e atteggiamenti degli adolescenti. L'inclinazione verso l'agito piuttosto che l'interiorizzazione, la sfida ai limiti e all'autorità, lo svilupparsi di intensi sentimenti di controtransfert con componenti aggressive e sessuali mette alla prova lo psicoterapeuta.

Riferimenti bibliografici:
Marcelli, Bracconier "psicopatologia dell'adolescente" ed Masson, Parigi

 

 


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Dott.ssa Silvana Simoncini
Psicologa e Psicoterapeuta a Firenze
Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Toscana n. 787 dal 1989

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