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Psicoterapia adulti

Psicoterapia adulti

E.Erikson trattando il tema dello sviluppo ha centrato il suo interesse sulle istanze psicosociali, di interazione tra persona e ambiente sociale. In quest'ottica, durante l'intero corso della sua vita, l'individuo si evolve imparando a risolvere una serie di compiti personali e sociali per poter procedere nei livelli di sviluppo successivi. Ogni compito comporta una crisi che l'individuo supera quando impara il modo di farvi fronte . L'obiettivo è quello di raggiungere un equilibrio tra i due possibili esiti di ciascuna crisi, senza sbilanciarsi troppo verso l'uno o l'altro estremo. Il mancato raggiungimento di questo equilibrio può avere esiti psicologici negativi. Queste crisi o sfide si presentano in particolari momenti della vita . Tralasciando l'infanzia e l'adolescenza, di cui già abbiamo parlato, vediamo gli altri stadi che riguardano in modo particolare l'età adulta.

Per Erikson la prima età adulta va dai 20 ai 40 anni. Dopo ampia sperimentazione sul piano relazionale, sentimentale e sessuale è adesso il momento di raggiungere stabilità e intimità. Questo comporta l'assunzione di impegno nei confronti degli altri in generale e di un partner, in particolare, con cui condividere la propria vita e avere figli. Se il giovane non riesce ad assumere impegni autentici nei confronti degli altri, rischia l'isolamento sociale.

La media età adulta dai 40 ai 65 anni. Per la maggior parte delle.  persone , la vita in questa fase è abbastanza stabile. L'adulto sa ormai chi è e considera come impegno principale della sua vita il prendersi cura degli altri, sia allevando i propri figli, sia contribuendo alla società secondo modalità che offriranno beneficio alla generazione successiva. Erikson ha definito generatività questo impegno. All'opposto chi non riesce in questo impegno rischia la stagnazione e l'autoindulgenza.

L'età della vecchiaia è dai 65 anni in poi. In questa fase della vita si presume che l'individuo abbia raggiunto i propri obiettivi e realizzato i propri sogni: se così  non fosse sarebbe troppo tardi per farlo...L' individuo , in questa fase, valuta la propria vita a ritroso: se ritiene che la sua vita sia stata significativa, potrà anche accettare l'idea di una imminente fine ( Erikson ha definito questa capacità come integrità) se invece prevale il rammarico per le opportunità non colte , il pensiero della morte sarà accompagnato da disperazione.

Durante ciascuna di queste fasi, l'individuo è circondato da altre persone , con le quali interagisce e che, a loro volta, stanno vivendo un particolare stadio della vita. Mentre la società si adatta all'individuo, questi si adatta alla società. Ciò avviene in maniera tale per cui i bisogni evolutivi dell'individuo in una determinata fase si integrano efficacemente con i bisogni evolutivi di chi si trova in fasi diverse. Ad es. l'esigenza che l'adulto sviluppa del prendersi cura coinciderebbe con la necessità del bambino di riceverne.

Il concetto di equilibrio è importante perché l'individuo, idealmente, in nessuna fase dovrebbe collocarsi a uno dei poli opposti, che rappresentano i due possibili esiti di ciascuna crisi. Ma non tutti gli individui riescono a raggiungere questo equilibrio, andando incontro a problemi negli stadi successivi del corso della vita. Ad esempio un adulto che non ha raggiunto intimità nella giovane vita adulta avrà poi difficoltà a sviluppare generatività nell'età successiva.

La teoria di Erikson lascia spazio all'ottimismo perché non esclude la possibilità che le esperienze di fasi dello sviluppo successive possano aiutare a guarire le ferite e le sofferenze derivanti da esperienze negative della prima infanzia.

Erikson parla di equilibrio e della possibilità quindi di autoguarigione, ma quando questo non è possibile , quando l'ansia la depressione , gli attacchi di panico, le fobie tormentano la persona, quando i normali, purtroppo, step della vita quali gli inevitabili lutti non possono, o non riescono ad essere superati occorre un intervento psicoterapico.

Un intervento di psicoterapia psdicodinamica, possibilmente a frequenza bisettimanale, poiché il contatto frequente permette al terapeuta di essere più rilassato e avere con il paziente una condizione mentale di attenzione liberamente fluttuante. Dal punto di vista del paziente questi avverte un maggior contenimento ( rispetto ad un intervallo più lungo) , più facilmente il paziente esprime le sue preoccupazioni e riesce meglio il processo di elaborazione.

 

Riferimento bibliografico:
M.Kloep,L.B.Hendry, L.Sica, Laura A.Sestito "Lo sviluppo del ciclo di vita" ed. Il Mulino, Bologna 2021


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Dott.ssa Silvana Simoncini
Psicologa e Psicoterapeuta a Firenze
Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Toscana n. 787 dal 1989

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