Dolore e lutto in età adulta

J.Bowlby, l'autore della teoria dell'attaccamento,  ha definito 4 fasi attraverso le quali inevitabilmente, passano le persone che hanno subito un lutto.  Le fasi di elaborazione del lutto, negli adulti, sono:
1) la fase del torpore 2) fase dello struggimento e ricerca 3) fase della disorganizzazione e disperazione 4) fase della riorganizzazione

La prima fase può durare da poche ore a 1 settimana e può essere interrotta da attacchi di angoscia e/o collera di estrema intensità. Si verifica poi un cambiamento e la persona in lutto inizia a realizzare la realtà della perdita. Quasi contemporaneamente sorge agitazione e preoccupazione al pensiero della persona scomparsa insieme alla sensazione della sua presenza( marcata tendenza a interpretare segni e rumori come indizi del ritorno della persona), quindi Ricerca e recupero della persona persa.

Ci sono due caratteristiche molto comuni del lutto , che fanno parte dell'impulso alla ricerca: il pianto e la collera. Le espressioni facciali tipiche del dolore dell'adulto, concluse Darwin, sono il risultato da una parte a urlare come un bambino che si sente abbandonato, dall'altra da una inibizione di tali grida,. Sia il pianto che l'urlo sono modi attraverso cui un bambino di solito attira e recupera la madre assente, questi si verificano nel lutto con gli stessi scopi, consapevolmente o no. La collera, spesso sottovalutata, perché ritenuta disdicevole e fuori luogo, si verifica soprattutto proprio nei primi giorni. Bowlby sottolinea come la collera sia utile e consueta quando la separazione è solo temporanea : serve a superare gli ostacoli che impediscono il ricongiungimento con la figura persa , dopo che il ricongiungimento è avvenuto le manifestazioni di accusa nei confronti di chiunque possa apparire responsabile della separazione rendono meno probabile il verificarsi di una nuova separazione. Solo quando la separazione è definitiva, collera e accuse sono fuori luogo. Bowlby così dice:
" vi sono buoni motivi, di ordine biologico, per dichiarare che ogni separazione è accompagnata istintivamente e automaticamente da un comportamento aggressivo : una perdita irreparabile è statisticamente così inconsueta che non viene presa in considerazione. Nel corso dell'evoluzione il nostro corredo istintuale si è strutturato in modo tale che ogni perdita viene considerata recuperabile ed è seguita da adeguate risposte."

La seconda fase del lutto, la ricerca, è  strettamente correlata all'Attaccamento (presente anche in età adulta) questo viene suscitato, in modo intenso, quando la persona è spaventata o quando la figura di attaccamento non è presente. Il concetto di Attaccamento è diverso da quello di Dipendenza , descrivere qualcuno come dipendente è darne una valutazione critica. L'attaccamento è invece positivo. Il quadro del comportamento di attaccamento ( sano e normale) ci porta a considerare anche l'angoscia di separazione che è una risposta a una immotivata mancanza della figura di attaccamento.
E' alla luce di questa ipotesi che gli attacchi di panico, cui le persone colpite da una perdita sono notoriamente soggette, sono comprensibili. Essi tendono a verificarsi nei primi mesi dopo la perdita, soprattutto quando si realizza la realtà della perdita. Tuttavia più l'età avanza più le reazioni si attenuano, il legame si attenua: ci si prepara al distacco.
Nella terza fase si vive il dolore della perdita , si smette di chiedersi perché è accaduto e si smette di essere arrabbiati, la perdita è avvenuta e la propria vita deve essere riorganizzata, ma c'è il timore di non farcela, con il risultato di cadere nella disperazione.

Infine nell'ultima fase la consapevolezza è definitiva, resta comunque viva la sensazione di profonda solitudine.

Condizioni che favoriscono o ostacolano un lutto normale, come trattare un lutto ostacolato

Shakespeare : "Da voce alla sofferenza, il dolore che non parla
imprigiona il cuore agitato e lo fa schiantare"…..
Come abbiamo visto sentimenti ambivalenti agiscono nel lutto: timore dell'abbandono, struggimento per la figura persa, collera, ricerca e rimprovero. Vano e superfluo il ricorso all'esame direaltà: Chi è colpito da un lutto sa che la persona non c'è più.!

E' invece importante esprimere .Il fine per pazienti che hanno subito una perdita è quello di far recuperare le sensazioni perse, la rabbia, la speranza, quindi c'è bisogno, per il paziente, di scoprire e poi esprimere per fare progressi. Purtroppo le sensazioni, in questo caso, tendono a essere considerate vili e indegne. Nella migliore delle ipotesi esprimerle può risultare umiliante, quindi non meraviglia che tali sensazioni rimangono così spesso inespresse e in seguito rimanere latenti. Come mai alcune persone più di altre trovano arduo manifestare le proprie sensazioni di dolore?

Una delle ragioni è che nelle famiglie in cui sono cresciuti il comportamento di attaccamento del bambino venga scarsamente considerato, come se fosse qualcosa che deve scomparire il prima possibile . In famiglie del genere il pianto o altre manifestazione tendono a essere considerate infantili e la collera e la gelosia come riprovevoli. In queste famiglie più il bambino richiede la presenza del padre o della madre più gli viene detto che tali richieste sono sciocche e ingiustificate, più piange e va in collera più gli viene detto che è infantile e cattivo, così lui tenderà a soffocarle.

Altre persone, invece, non riescono a superare il dolore (non ad esprimerlo). La spiegazione è nel legame esclusivo, questa intensa relazione è stata così esclusiva che è stato perso di vista ogni altro familiare, per cui dopo la perdita non è stato trovato nessun altro membro su cui trasferire parte del legame con lo scomparso. Il legame può essere stato di tipo ambivalente (lo scomparso può essere stato irritato per la morbosità) . Qualsiasi evento di solito, costituisce per il soggetto fonte di autoaccuse e punizioni per non essere stato migliore o per aver lasciato morire lo scomparso.

Il dolore di queste persone sembra contenere autopunizione come se fosse divenuto un sacro dovere nei confronti dello scomparso il lutto eterno attraverso cui il sopravvissuto possa punirsi.
Damiano ha 34 anni, ha una famiglia affettuosa , senza problemi, e  sostiene di aver avuto fino al momento presente una vita del tutto normale, e non riesco a capire che cosa significhi normale, ne lui è intenzionato a spiegarlo,  ma da una settimana il padre, a cui lui era particolarmente legato, è morto e lui è venuto da me per "risolvere la cosa e smettere di stare male" sue testuali parole. Damiano dopo aver buttato fuori queste parole si zittisce e mi guarda con uno sguardo tra l'aspettativa e la sfida, più che un 34enne sembra un adolescente….

Prendo tempo e gli dico che non funziona così , la psicoterapia si fa in due e di solito il problema che viene portato urgentemente non è quasi mai il vero problema. Il vero problema è più in profondità, ma Damiano vuole da me un intervento rapido e indolore, non sopporta i silenzi( così come non sopporta l'assenza del padre) , non vuole indagare, andare oltre, forse ha paura di ciò che potrebbe scoprire…

Con il tempo questo lutto complicato fa emergere tanti altri problemi sottostanti, soprattutto una profonda mancanza di stima . Scoprirò quindi, con grande meraviglia, che Damiano ha molte specializzazioni al suo attivo, è un grande amante della natura , tra l'altro, e riesce a fare bellissime foto agli animali selvatici, appostandosi per giornate intere per cogliere l'attimo giusto, è stato anche più volte chiamato a esporre nelle mostre fotografiche, ma Damiano non crede in se stesso , pensa che tutte le belle( per me) cose che lui mi racconta siano senza importanza. Ama correre in moto ( sfidando con questo la madre che ne è profondamente preoccupata) vorrebbe , intuisco, lavorare come guardia forestale, e ne ha tutti i titoli, ma si accontenta di un lavoro come autista che lo frustra, ma che lui vede come unica possibile strada lavorativa…

Ancora il suo lutto non si è risolto, c'è in Damiano una profonda ambivalenza verso il padre morto, che lui non può e non riesce a riconoscere, ma come dire, ci stiamo lavorando. 


Area di competenza
2° e 3° infanzia
  • Problemi di relazione
  • Problemi di separazione
  • Ansia e somatizzazione
  • Disturbo dello spettro autistico
  • Ritardo di linguaggio
  • Disturbo del comportamento
  • Disturbi alimentari
  • Fobie scolari
  • Oppositività

Adolescenti
  • Crisi adolescenziale
  • Depressione
  • Disturbi relazionali
  • Elaborazione del lutto

Adulti
  • Problemi esistenziali
  • Crisi del ciclo di vita
  • Coppie in crisi
  • Ansia e depressione
  • Elaborazione del lutto

Dott.ssa Silvana Simoncini
Psicologa e Psicoterapeuta a Firenze
Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Toscana n. 787 dal 1989

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