Silvana Simoncini

Sono psicologa dal 1989 e psicoterapeuta dal 2000 ( N.iscrizione Ordine degli psicologi della regione toscana n.787)

Mi sono laureata a Firenze con una tesi sul paziente designato quale membro attivo nella famiglia disfunzionale, la tesi che avevo scelto seguiva un interesse particolare nei riguardi del gruppo famiglia, ed era conseguenza di un training in terapia sistemica- relazionale che si  è concluso poco dopo la fine dei miei studi universitari. In concomitanza con l'università ho iniziato la mia carriera lavorativa all'istituto Gould di Firenze, dove mi occupavo di minori con disagio sociale, e, contemporaneamente, lavoravo   nell' Asl fiorentina, con un contratto a convenzione, con minori e adulti con disagio psico-fisico, il rapporto di lavoro si è poi risolto in una assunzione in piena regola.

E' stato il servizio pubblico, e quindi il lavoro dipendente, che mi ha dato la possibilità di una esperienza su larga scala: ho lavorato, inizialmente, con adulti psichiatrici, all'interno di case-famiglia e/o in laboratori di formazione e in cooperative miste, poi con adolescenti con problemi psico-fisici, in laboratori di pre-formazione; infine i miei interessi si sono rivolti all'infanzia, in particolare alla seconda e terza infanzia. Ho visto e curato molti bambini: bambini autistici a basso, medio ed alto funzionamento, bambini anoressici, bambini con disturbi post-traumatici da stress, bambini abusati, bambini con stili narcisistici, borderline, con disturbi cognitivi, ecc

Principalmente utilizzo l'empatia per creare, e mantenere, un legame con i pazienti. Ma che cos'è davvero l'empatia'? Molti la utilizzano (tanto da farne una parola inflazionata) senza conoscerne veramente il significato, ma è interessante capirne anche l'origine.

L'empatia nasce in Germania dai poeti romantici, (Novalis fu il primo) che la utilizzavano per descrivere un sentimento di immedesimazione con la natura, sentimento che privilegiava il sentire piuttosto che riflettere.
Ma l'empatia, secondo una corretta accezione, (Freud, Ferenczi per citare i più noti) è il sentire ciò che l'altro prova, immedesimarsi, ma mantenendo una giusta distanza, quella distanza che permette di avere una comprensione e una partecipazione neutrale. Questo ci permette di distinguere tra empatia e simpatia che è il sentire le emozioni dell'altro, ma comunicare la nostra partecipazione.

I miei strumenti professionali consistono principalmente in me

stessa, la mia storia, la mia personalità, i miei studi, ma soprattutto la mia creatività, considero, insomma, il mio un lavoro artigianale.

Riflettendo ho pensato che nella mia carriera ho raccolto molte lacrime: ho davanti a me l'immagine di Damien, 9 anni all'epoca, che dopo un periodo forzato di assenza, tornò in terapia e riuscì, , in seduta,  a inondare, letteralmente, la mia piccola scrivania: le lacrime scendevano ininterrotte e copiose, potevo solo mettere le mani a coppa per raccoglierle, quello che ho fatto.

Il lavoro con l'infanzia mi ha inevitabilmente condotto al lavoro con i genitori e , in generale, con le famiglie ; ho visto molte famiglie e ho imparato molto, in particolare, ascoltando le storie dei genitori, mi sono sempre più convinta di come  i modelli disfunzionali si  seguissero "a cascata" da una generazione all'altra e quindi la necessità d'interrompere la catena patologica  per promuovere la salute mentale attraverso un lavoro terapeutico.